Due tessere enoiche che brillano: Nettuno e Anfitrite 2019, e Testa di Sole 2019 di Augusta Altinate
Introdurre questi vini consente di ricordare la storia della viticoltura europea, sviluppatasi per merito dei Romani che con le loro Legioni hanno impiantato i vigneti in ogni territorio conquistato.
Le uve dell’epoca, progenititrici di quelle attuali erano ben diverse, figlie dell’incrocio di viti selvatiche o paradomesticate con varietà importate. Un ruolo importante l’ha avuto l’Heunish, conosciuto anche come Gouais ed importato dall’antica Pannonia.
La Via Claudia Augusta Altinate è stata la prima strada ad unire Italia, Austria e Germania. Un’opera iniziata nel 15 a.C e terminata 60 anni dopo dall’imperatore Claudio. Il tracciato attraversa il territorio Bellunese ed è per questo che la cantina in oggetto ne ha reso tributo nel proprio nome. Un passato che ha molto da condividere con la moderna viticoltura, quella sostenibile, praticata con l’utilizzo di varietà resistenti alle malattie, figlie di incroci di vitis. Nuove varietà che si differenziano da quelle del periodo romano in quanto ottenute da incroci “deliberati” e non da una selezione lasciata alla natura e allo scorrere del tempo.
Impollinazione indotta, selezione dei semi e successivamente delle piante, ha consentito di ottenere negli anni e nei re-incroci dei vitigni sempre più forti e quasi completamente con sangue di vitis vinifera.
Per inciso, le varietà tradizionali continuano a richiedere un ampio uso di fitofarmaci o di rame e zolfo per combattere le principali malattie fungine della vite.
Ecco quindi che la scelta di questa cantina risponde perfettamente all’esigenza di una viticoltura rispettosa dell’ambiente e che mantiene un legame con la nostra storia e quella europea. Le varietà utilizzate in questi vini sono infatti ottenute da incroci e selezioni tedesche degli anni ’70 e ’80.
È però il territorio della Valbelluna il vero protagonista, il “terroir”, senza il quale sarebbero degli anonimi vini bianchi.
Augusta Altinate si trova ad Alpago, alle porte delle Dolomiti. Le vigne sono coltivate nelle colline di Busche a 375m/slm con esposizione Sud. Il terreno è argilloso, povero con roccia affiorante.
Di seguito le note di degustazione.
Nettuno e Anfitrite 2019, Augusta Altinate
Cristallino e tenue nel colore si annuncia all’olfatto con profumi floreali e agrumati freschi che si integrano a note di polpa di frutta esotica. La varietà di vite è il Souvignier Gris, incrocio che conserva nella sua memoria Gewurtztraminer, Riesling e il lontano Heunish bianco.
All’assaggio spicca la freschezza e la mineralità con un apporto salino e una piacevole induzione alla salivazione. Nel retronasale si ripropongono gli aromi con accenti agrumati di cedro e mandarino. Bella pulizia e finezza in questo vino omaggio al dio romano delle acque e alla sua sposa.
Una buona texture aromatica e un corpo di media intensità convergono in un vino che esprime energia e mineralità. Il volume alcolico del 13% non disturba e scalda la tanta freschezza di questo vino, perfetto per essere degustato durante l’aperitivo.
Bisogna solo fare attenzione perchè scorre veloce, come un torrente di montagna, anche nel palato.
Testa di Sole 2019, Augusta Altinate
Qui il Solaris ha dato colore e corpo ad un vino che anche solo soppesandolo nel calice suggerisce materia in abbondanza. La varietà deriva dal Merzling, le parentele parlano di Pinot Grigio, Riesling e quindi anche dell’Heunish…
I profumi sono quelli dell’estate, della frutta gialla matura, del miele e del fieno. Aleggia un alone giallo, caldo, solare.
Acidità e mineralità tipiche del terroir si fanno conduttori di sensazioni avvolgenti e morbide. La parte aromatica retronasale mi ricorda la pesca gialla, l’ananas, il miele millefiori.
Fresco in ingresso si arrotonda nel finale rimanendo poi a lungo nella persistenza aromatica.
Da gustare in abbinamento a qualcosa di strutturato, in primis il pesce o primi piatti come ad esempio una pasta al pesto, in ogni caso da godersi con calma gambe sotto al tavolo. Volume alcool 13%.
In conclusione posso dire che sono due ottimi vini questi assaggiati, due tasselli di un mosaico che restituisce l’immagine di un territorio vocato alla viticoltura in cui le competenze di Augusta Altinate si traducono in vini di qualità.
Per approfondimenti sul ruolo italico nella viticoltura consiglio il bel libro “Roma Caput Vini” di Giovanni Negri ed Elisabetta Petrini, Mondadori. A loro vanno anche i crediti di riferimento riportati nell’introduzione.