Soffio 2020, Albafiorita
In etichetta sono riprodotti fiori di Tarassaco, dopo la fioritura si trasformeranno in soffioni pronti a disperdere i semi e completare il proprio ciclo naturale. Il Soffio di Albafiorita nasce nella Bassa friulana, i vigneti sono coltivati su suoli di origine alluvionale, composti da argille più o meno limose o sabbiose con concentrazioni di minerali. I fiumi Tagliamento e Stella scorrono a pochi chilometri di distanza. La vicinanza al mare e la sua influenza contribuiscono alla caratterizzazione del terroir. Come azienda agricola pratica un’agricoltura biologica certificata e fa parte della rete d’impresa “Resistenti” di Nicola Biasi, un progetto focalizzato sui vitigni Piwi e la sostenibilità ambientale.
Soffio si presenta con un bel giallo paglierino e cristallino. Evoca profumi primaverili di una natura che sboccia, nei prati e negli alberi d’acacia fioriti. Mi riporta all’infanzia, ai ricordi delle interminabili partite di calcio sul grande prato dietro casa, ai tanti soffioni raccolti e soffiati. Nell’assaggio trovo bellezza aromatica e complessità. Rimane a lungo, nel retrogusto e nel palato. È ricco, pieno, di bella tensione e freschezza. Al floreale si aggiungono note agrumate e di pesca gialla. La sapidità e l’acidità tengono a bada il volume alcolico del 13,5 rendendo il vino piacevole sorso dopo sorso.
È un vino equilibrato, strutturato e allo stesso tempo scorrevole, di quelli che ti fanno passare ore liete sotto una pergola ammirando il panorama. Mi piace per la fragranza che lo caratterizza e la finezza che trasmette. La varietà Soreli dimostra il suo grande potenziale ma è Albafiorita a trarne un ottimo risultato.
Da degustare ben fresco, lo consiglio insieme a delle seppie in umido, cucinate ‘in bianco’ con cipolla e prezzemolo.