PIWIPEOPLE: Alessandro Sala
In occasione dell’evento Enozioni 2022 di AIS Lombardia, durante il quale sono stati premiati i migliori vini lombardi ed è stato allestito un banco di degustazione per gli associati, ho incontrato Alessandro Sala titolare di Nove Lune nonché presidente di Piwi Lombardia.
Più che una intervista, quella che segue è una chiacchierata tra amici.
Ho seguito a distanza il Tour che ha portato i Piwi lombardi in giro per l’Italia con un pochino di invidia, dovevo esserci anche io ma come sai la situazione non me lo ha permesso. A parte quello che ho letto, volevo sentire da te come è andato e quali riscontri avete avuto.
È stata un’esperienza bellissima per noi, formativa, abbiamo incontrato tante persone in ogni città visitata. In base alle conoscenze del pubblico e alla grande curiosità si sono sviluppate serate una diversa dall’altra. Un coinvolgimento che ha prolungato le serate fino a tre ore, dimostrandoci il grande interesse del pubblico.
(nota: il Piwi Lombardia Italian Tour si è svolto nel mese di maggio toccando le città di Bergamo, Pisa, Firenze, Napoli, Roma, Modena e Milano).
Il pubblico in qualche modo conosceva già le varietà resistenti?
Erano presenti persone di vario tipo, alcuni già conoscevano qualcosa sui Piwi mentre per altri era una assoluta novità. Ci sono stati anche produttori, almeno tre o quattro in ogni serata, in un pubblico composto mediamente da 50-70 persone. Questi produttori hanno già impiantato alcune varietà e ci hanno fatto domande più specifiche sulla loro gestione. Poi tanti appassionati di vino e sommelier.
Che reazione aveva il pubblico dopo aver assaggiato i vini?
I vini sono piaciuti tutti e lo dico con sincerità, anche i prodotti tipici in abbinamento sono stati molto apprezzati. La degustazione con i vini ci ha permesso di far conoscere il territorio ed evidenziare le peculiarità dei vini. L’attenzione del pubblico è stata alta e si è concretizzata nelle numerose domande seguenti.
Tu avevi portato solo il passito Theia in rappresentanza di Nove Lune, non ti è dispiaciuto?
Sì certo, avrei voluto far assaggiare anche gli altri miei vini ma abbiamo fatto la scelta di rappresentare tutte le tipologie di vino, una per produttore. L’obiettivo era di dare una panoramica sui vini Piwi lombardi e mostrare la versatilità di vinificazione, dalle bollicine al passito, passando dai bianchi, agli orange, ai rossi.
Come vi spostavate da una città all’altra?
Abbiamo noleggiato e personalizzato un pulmino, è stato divertente, soprattutto perchè ci siamo ritrovati tra amici, senza gelosie. Un gruppo unito che rema nella stessa direzione.
Tu che segui con attenzione il mondo Piwi come vedi lo sviluppo di queste varietà in Italia?
Diciamo che mi aspettavo questa evoluzione, nel senso che è una parabola con una crescita incredibile. Ci sono due indirizzi diversi, c’è chi le utilizza per fare qualità e chi per fare quantità, magari mettendole in posti non vocati dove la viticoltura non dovrebbe esserci ma che queste varietà consentono comunque di praticare, diventando quindi una viticoltura non di qualità. Questa è una cosa che noi vorremmo cercare di evitare ma che è difficile circoscrivere. Stiamo cercando di valorizzare il marchio Piwi proponendo un disciplinare che ci identifichi qualitativamente e ci differenzi da quelle produzioni.
Pensi che una certificazione di Biologico o altre certificazioni equiparabili siano imprescindibili per chi decide di utilizzare i Piwi?
La direzione è quella, noi come Piwi Lombardia abbiamo nello statuto il Biologico come requisito, siamo l’unica Piwi regionale nel mondo a farlo. Poi ci sono situazioni in cui sono emerse problematiche legate alla minore resistenza di alcune varietà o all’impossibilità legislativa di coltivare quelle più resistenti e performanti. Se poi si aggiungono fattori climatici specifici di una zona, ecco che le difficoltà si moltiplicano. Penso che la strada migliore sia quella di puntare su quelle varietà che dimostrano i migliori risultati come resistenza ed espressione territoriale per poi arrivare ad una più ampia condivisione di indirizzo che valorizzi le Piwi a livello associativo nazionale. Non è un discorso semplice perchè ognuno ha le sue esigenze ed è comprensibile che si adottino soluzioni diverse. Certo che ha poco senso utilizzare vitigni Piwi e poi trattarli con prodotti chimici di sintesi.
Da quanto sei presidente di Piwi Lombardia?
È da quando è nata, nel 2017. Un bel impegno che però svolgo con piacere, ci credo davvero tanto.
Ho letto in qualche tuo post che stai facendo una selezione di tuoi incroci resistenti, è così?
Sì, abbiamo fatto noi degli incroci e già scartato delle piante che non erano così resistenti. Ora abbiamo sei piante, posizionate vicino al bosco in una zona umida. Non abbiamo fatto nessun tipo di trattamento. Derivano da varietà che avevamo già, ne abbiamo più di una ventina. Quest’anno vedremo che uva verrà fuori dai reincroci e faremo le dovute valutazioni agronomiche e sull’uva. L’anno prossimo magari riusciremo a fare delle microvinificazioni e in futuro omologare la varietà migliore e portarla in registrazione. I tempi sono comunque molti lunghi, la trafila prevede tantissimi step da superare.
L’anno prossimo uscirai con lo spumante?
No, ci vogliono ancora un paio d’anni, sarà nel 2025, dopo 5 anni di affinamento sui lieviti.
Avevo visto qualcosa in proposito, una operazione di marketing se non ricordo male.
Abbiamo lasciato passare due anni d’affinamento per questo spumante dove verifichiamo periodicamente la validità del prodotto. ll blend è di Bronner, Johanniter e un pochino di Souvignier Gris. Gli ultimi assaggi ci hanno convinto a mettere in prevendita 500 bottiglie per i privati. È un prodotto speciale questo spumante, evoca un mondo antico e il forte legame che abbiamo con il territorio. L’affinamento avviene nell’ex miniera di Costa Jels, il luogo permette una conservazione a temperatura costante, nella totale oscurità ed in assenza di vibrazioni, una situazione naturale unica.
A proposito di uve, tu prediligi i vini da singola varietà o da uvaggi diversi?
I monovitigni mi piacciono tantissimo perchè è da lì che capisci il potenziale di ognuno. Noi abbiamo parecchie varietà distribuite in piccole parcelle di vigna, le vinifichiamo tutte separatamente ma non possiamo uscire con piccole quantità di ognuno. Confluiscono ad esempio nel bianco 310 che contempla Bronner, Solaris e Johanniter. Anche nel Rukh le uve sono due, Bronner e Johanniter, vengono vinificate separatamente in anfore diverse per poi unirle in parti più o meno uguali prima dell’imbottigliamento.
A giudicare dai numerosi premi e dalla presenza dei tuoi vini nelle guide più rinomate direi che hai fatto le scelte giuste.
Mi fa piacere, è un bel riscontro oggettivo. Anche in situazioni come questa ad Enozioni 2022, dove tutti gli altri vini presenti sono ‘tradizionali’, noi dimostriamo che in una degustazione alla cieca riusciamo a vincere nei livelli più alti e sfatiamo quei pregiudizi che a volte sono ancora presenti.
Alessandro, da quanto sei nel mondo dei Piwi?
Da 15 anni, ho iniziato a impiantarli quando non erano ancora autorizzati, è stato come se sapessi già del loro successo futuro. Ho fatto tantissime prove, anche solo con una decina di piante per varietà, tante microvinificazioni. Poi quando sono state autorizzate ho costruito la cantina e portato avanti quelle varietà che già avevo individuato come migliori.
Ho notato che spesso chi ha iniziato da più tempo riesce a proporre una qualità superiore…
In effetti è un vantaggio avere un’esperienza pregressa, è già stato fatto quel percorso da cui tutti passano all’inizio e che comporta incertezze e sbagli. Ti permette successivamente di fare scelte più sicure che valorizzano il terroir che rappresenti. Noi ad esempio testiamo tantissimi materiali diversi prima di decidere quale è il più indicato per quella varietà.
State sperimentando qualcosa di particolare adesso?
‘Alessandro ride’… te lo dico ma non dovrei, …me le sogno di notte certe cose… ho voluto fare l’esperimento di mettere il vino dentro un albero, in un legno vivo, non quello di una barrique o di una botte. Solo pochi litri, vogliamo capire cosa può dare il legno vivo al vino, tra resine, linfa ecc. Abbiamo scavato l’interno di questo albero di acacia molto grande che abbiamo al margine della vigna e vi abbiamo depositato all’interno del vino già fermentato per un affinamento di un mese, poi lo abbiamo tappato con la sua parte di tronco…
Per quanto riguarda i rossi, io sono sempre speranzoso di veder arrivare quello di Nove Lune, a che punto siete?
Sono 10 anni che proviamo varietà e finalmente abbiamo trovato la quadra e siamo contentissimi, ora è in evoluzione in una botte da 100 litri e ci piace tantissimo. Ogni anno uscivano bei vini rossi ma non erano a quel livello a cui aspiriamo. Quella qualità è comunque servita per la produzione dell’amaro Misma, l’unico amaro Piwi mondiale in commercio.
Che varietà avete utilizzato in questo rosso?
Questo è un segreto che sveleremo solo quando sarà in commercio. C’è tanta ricerca dietro questo vino e non vogliamo regalare questo lavoro ad altri.
Per concludere ti chiedo cosa ne pensi di Vini e Viti Resistenti.
Il tuo sito lo cito sempre come riferimento perchè è un’enciclopedia aggiornatissima, curata in ogni dettaglio e facile da approcciare.
Grazie Alessandro, è sempre un piacere incontrarti e sentire la passione che ti anima, …ora però mi è venuta sete, andiamo ad assaggiare qualcosa. Nel banco di degustazione ci sono parecchie cose interessanti, compreso il tuo Theia premiato con il massimo punteggio, le quattro rose camune di AIS Lombardia.
Luca Gonzato
Per chi leggerà questa intervista voglio ricordare che Alessandro è stato il primo ‘esperto’ di Piwi che ho contattato quando ho iniziato le mie ricerche. In lui ho sempre trovato una disponibilità fuori dal comune e un’autentica “Piwi Passion”. I vini di Nove Lune sono stati tra i primi assaggi Piwi fatti e tra i miei preferiti di sempre, l’invito è quello di cercare di accaparrarseli prima che vengano venduti tutti, anno dopo anno.