Naranis 2018, Francesco Poli
Da Santa Massenza nella Valle dei Laghi (TN), un vino inusuale che conferma un terroir d’eccellenza che ha radici storiche documentate già dal 1536. Al banchetto organizzato per l’arrivo di re Ferdinando a Trento venivano serviti vini dolci, tra cui il celebre Vino Santo prodotto sui colli di Santa Massenza. Ora, insieme ai vini tradizionali e alle celebri grappe, hanno trovano spazio anche le varietà resistenti. La Distilleria Francesco Poli vinifica questo Naranis da uve di Bronner e Solaris coltivate in regime biologico.
Come prevedibile il risultato non poteva che avere connotati di grande piacevolezza.
Naranis 2018 si presenta di un bel giallo carico dai riflessi dorati e con consistenza nel calice. I profumi sono fragranti e puliti. Si ritrovano sentori floreali e fruttati a polpa gialla, ricordi di miele e fieno. È nel palato che dimostra la sua corporatura e tessitura. Per avere già qualche anno sulle spalle risulta ancora fresco e succoso. Iniziano a farsi avanti note terziarie ad arricchire gli aromi retronasali. Il retrogusto mi ricorda la mela renetta, l’ananas e l’agrume di limone nel finale. Acidità e salinità rendono equilibrato un vino di spessore con caratteristiche di rotondità e avvolgenza. Il volume alcolico è del 13%. Aggiungo alla descrizione una nota pseudo-pepata che in qualche modo gli dona un tocco di piccantezza intrigante.
Si apprezza molto il prolungarsi degli aromi nel palato, la parte minerale spinge fino alle fine mantenendolo vivo.
Lo trovo particolarmente indicato all’abbinamento con primi piatti, ad esempio una pasta alle vongole. Trama e qualità generale ne fanno un vino che accompagna facilmente la conversazione offrendo ottimi spunti di meditazione. Buon terroir non mente.