Lastramor e Le Porte 2021, AVA Consorzio Viticoltori Alpago
Mi sono arrivate due nuove specialità dell’Alpago, non aspetto, lascio da parte l’altro articolo che ho in lavorazione per la smania di assaggiare queste annate 2021. Siamo nei giorni del Festival di Sanremo, scatto la foto delle bottiglie insieme, vedere le due lettere vicine è stato un gancio immediato alla cantante LP, quella di Lost On You per intenderci… un verso recita: Let’s raise a glass, Or two, To all the things I’ve lost on you, Ho, ooh, Tell me are they lost on you? (Beviamo un bicchiere o due, a tutte le cose che ho perso per te, Oh-ohh, dimmi che sei persa di me…).
Prima di concedermi un calice o due e raccontarvi le mie sensazioni voglio ricordare che il terroir d’Alpago e della Valbelluna sono tra i più interessanti nell’espressione di queste varietà “resistenti” che sono alla base dei vini che vi presento. Ormai dovreste conoscerli tutti, sono i Piwi, vitigni resistenti alle malattie che superano in sostenibilità ogni confronto con quelli tradizionali. Zero trattamenti o comunque minimi e che si traducono in una viticoltura realmente sostenibile e rispettosa del territorio.
Lastramor è da uve Solaris e Le Porte da Bronner. Entrambe sono varietà ottenute da incrocio per impollinazione. Create all’Istituto di Ricerca di Friburgo nel 1975 e registrate in Italia nel 2009 e 2013. Hanno caratteristiche di resistenza elevata a Peronospora e Oidio, oltre che al freddo, e nella loro memoria genetica conservano tratti comuni di Riesling e Pinot grigio. Come figli e fratelli sono però molto differenti l’una dall’altra.
Lastramor 2021, Ava consorzio Viticoltori Alpago
Limpido e cristallino del colore tenue della paglia. Al naso arriva pulito e fragrante di aromi che ricordano l’agrume d’arancia e la frutta a guscio della nocciola. Un giro di giostra per liberarlo ed escono sentori di fiori bianchi ed erbe balsamiche.
L’assaggio conferma l’ampio spettro aromatico e mostra una corpo robusto sorretto da una spalla acida possente. Questa freschezza diventa veicolo gustativo nel ribadire al retronasale i bei sentori agrumati. Si dimostra equilibrato nel bilanciamento tra sensazioni morbide e gliceriche di un volume alcolico importante (13,5%) rispetto alle percezioni sapido/minerali. Detto con semplicità è un ottimo vino bianco che rispecchia il territorio trasferendo nel calice sensazioni e muscolatura montana.
Mi piace molto la ‘scorrevolezza’ che dimostra, associata ad una corporatura di tutto rispetto. Anche nella persistenza dimostra lunghezza e pulizia lasciando infine un bel ricordo d’agrume che mi fa pensare al pompelmo e al cedro. Lastramor è un solista, come LP, che quando canta sembra un coro di voci. Ottimo, sia come aperitivo che in accompagnamento a primi piatti di pasta e carni bianche.
Le Porte 2021, Ava consorzio Viticoltori Alpago
Qui i toni di colore sono più intensi, di un frutto più maturo. Perfetto nella limpidezza come il precedente. Avvicino il naso con cautela e con piacere trovo finezza aromatica e profumi di frutta gialla riconducibili ad una mela renetta e a frutti tropicali, ad esempio la banana ed una nota eterea.
Al palato è ricco e polposo con sentori retronasali di pomacee, miele, fieno e frutta sciroppata. Il volume alcolico è del 13%, il resto è sostanza. Mantiene freschezza e croccantezza nella percezione aromatica finale. Rimane a lungo sul palato e regala sensazioni minerali in chiusura. Le Porte favorisce abbinamenti più “hard”, dal baccalà allo zola dolce c’è un’ampia gamma di alternative che si potrebbero provare.
I vini di AVA, Lastramor e Le Porte sono fratelli dal carattere opposto. Sembra di vedere William ed Harry (o forse Dr. Jekill e Mr. Hyde?). Il primo è quello buono, affabile e solare mentre il secondo è quello introverso e dal carattere più tenebroso.
Ho assaggiato i vini in due serate consecutive ed è stata una sorpresa constatare come il Le Porte al secondo giorno mi sia piaciuto di più, come se avesse avuto bisogno di aprirsi. Il Lastramor al secondo giorno si è ripresentato impeccabile come appena stappato. Sono due vini che si offrono con generosità giorno dopo giorno. Ad ognuno resta la possibilità di ritrovarsi nell’uno o nell’altro. Il consiglio è di assaggiarli entrambi. In controluce si ritrova lo stesso profilo dell’Alpago visto da angolazioni diverse.