Florea 2020, Conte d’Attimis – Maniago
La storia secolare di questa cantina di Buttrio (UD) e l’innovazione agronomica del vitigno Sauvignon Rytos (PIWI), trovano nel territorio vocato dei Colli orientali del Friuli la combinazione perfetta per esprimere qualità e sostenibilità.
Florea ha il colore del grano maturo, è cristallino e intensamente profumato. Disegna archetti e trasmette consistenza. Il volume alcolico è del 14%.
I profumi sono quelli di una frutta polposa gialla con ricordi di miele d’acacia e salvia a cui si aggiunge un soffio di pietra focaia.
Le uve arrivano da piante coltivate a Guyot sulla tipica Ponca composta da marne arenarie. L’esposizione del vigneto è sud-est. In vendemmia le uve vengono raccolte manualmente e vinificate in parte in acciaio e in parte in barrique dove maturano per circa 10 mesi al termine dei quali il vino viene assemblato e imbottigliato.
All’assaggio si conferma negli aromi di frutta tropicale e quella nota evolutiva terziaria di norisoprenoidi. Il sorso è accompagnato dall’inizio alla fine da una spiccata mineralità che si esprime in bocca in sensazioni carboniche e saline. Come se roccia e salinità marina avessero lasciato un’impronta nel vino. Ha un corpo strutturato e levigato, con un apporto glicerico/alcolico che sfiora il burroso. A tenerlo in azione c’è un’acidità adeguata e un tannino evoluto che lo rendono piacevole sorso dopo sorso.
Nel retrogusto si può trovare il legame e il ricordo del Sauvignon blanc, quelle note tioliche che rimandano alla foglia di pomodoro, è solo un accenno perchè è il fruttato tropicale a tenere la scena, penso al mango e al frutto della passione.
Il sauvignon Rytos è uno dei tre figli dell’incrocio con Sauvignon blanc realizzato all’Università di Udine e registrato nel 2015 nel Registro Nazionale (gli altri due sono S. Kretos e S. Nepis). Il Rytos è quello dalla personalità “esotica” in cui gli aromi tropicali segnano il passo.
Solo nel finale percepisco un ricordo di tostatura e una delicata speziatura di vaniglia. È un vino “pronto” che con tre anni d’evoluzione ha raggiunto un grado di maturità e complessità di grande interesse.
Il Florea può proporsi per accompagnare una cena dall’aperitivo al secondo. La nota minerale di pietra focaia lo caratterizza in modo molto intrigante e piacevole. Opterei per uno spaghetto ai ricci di mare se potessi fare un ordine. Bel vino, cattura l’attenzione e soprattutto si fa bere con piacere.
Supera egregiamente anche la prova del terzo giorno, non è da tutti.