Kalos 2021, Forchir
Kalos appena versato mi ha fatto immaginare una persona che vedi da lontano in controluce e ti sembra una massa scura, ha un colore intenso e impenetrabile. Quando si avvicina inizia a svelare i suoi lineamenti e ne percepisci la consistenza e le sfumature rubine e cardinalizie sull’unghia del calice.
È un Piwi 100% italiano, sia come varietà che per produzione ma ha una lontana parentela con i cugini d’oltralpe ed è inevitabile pensare ai vini bordolesi. Le uve provengono da Cabernet Eidos e Merlot Khorus, vitigni usciti dall’Università di Udine e Vivai Cooperativi Rauscedo con i quali l’azienda Forchir collabora da anni.
Kalos (significa buono in greco) arriva al naso con intensità e complessità, gioca su ricordi floreali di viola e lavanda con note di bacche nere, sottobosco di pineta e una speziatura di chiodo di garofano.
L’assaggio è grintoso, fresco, con un tannino sottile e tanta aromaticità che spinge sul retronasale. Si ritrova qualcosa dei genitori nobili ma questo Kalos assume una identità più snella e dinamica.
La liquirizia nera e le bacche dei piccoli frutti di bosco ritornano insieme ad una ciliegia surmatura. Rimangono a lungo dopo aver deglutito lasciando una piacevole sensazione tattile setosa.
È un vino ineccepibile nella sua formazione, pulito, preciso, dalla beva facile e con un volume alcolico non impegnativo (12,5%). La corporatura la definirei medio/robusta adatta ad accompagnare la tipica cucina italiana dove la pasta è regina, c’è solo l’imbarazzo della scelta sul tipo di ragù che l’accompagnerà.
Forchir è conosciuta per il suo standard qualitativo, il Kalos si posiziona in alto offrendo una bella interpretazione di questi “nuovi” vitigni che hanno tanto da raccontare, in primis una piacevolezza tutta da scoprire.