Trezero, i colori della sostenibilità

Una volta, al ritorno dalle vacanze, si raccoglievano i rullini e si stampavano le foto, i più bravi ne facevano degli album con tanto di didascalie scritte dei luoghi visitati. Ora si scrolla l’archivio del telefono e tutto rimane lì nel “virtuale”. Per fortuna restano i ricordi vividi di un’esperienza di viaggio ma non è detto che sarà sempre così, le tecnologie mirano ad offrirci un futuro nel metaverso dove anche lo spostamento fisico non sarà necessario.
Mi sento un reazionario di fronte a questo, ridatemi la solidità delle cose e la naturalezza di un panorama.

Per essere un post sul vino in un sito che parla di vitigni resistenti potrei sembrare fuori tema ma questa riflessione sulla concretezza delle cose ha una sua logica connessione con la visita fatta a metà agosto alla cantina Trezero in compagnia di uno dei tre soci fondatori, Stefano Gri.
La filosofia di questa cantina mira al più basso impatto ambientale “zero” e ad una viticoltura “in armonia con la natura”. “Bene” direte voi, “sai quanti lo dicono?”. Tanti lo dicono e generalmente qualcuno che ascolta subito dopo sorride cosciente che le parole si perdono nell’aria se non avvalorate da fatti concreti.

In primis Trezero coltiva solo vitigni resistenti (PIWI). La cantina è il naturale proseguo di un progetto “PIWI based” che mostra una realtà studiata in ogni dettaglio per essere realmente sostenibile, dotata di impianti di fotovoltaico, di purificazione dell’aria e di raccolta e riutilizzo delle acque. È certificata Biologico e CasaClimaWine. Il tutto confluisce in una linea di 6 vini che raccontano di naturalezza e portano nel calice un’espressione vera del territorio friulano delle Grave.

Dei vini prodotti ne ho assaggiati cinque su sei. Tre di questi, “i più colorati” li ho assaggiati oggi. Prima di raccontarveli voglio però riportare alcune impressioni sui primi due, il rifermentato col fondo Sorlis e il bianco fermo Tholus, entrambi da uve di Soreli ed assaggiati la settimana scorsa mentre ero in vacanza.

Il Sorlis 2022 è un bel frizzante che associato al clima di mare e alla compagnia degli amici andava giù con gran piacere, tanto che in 4 si è presto finita la bottiglia. L’amico presente ne decantava il ricordo fruttato di melone mentre io ero più sensibile ai sentori di lieviti di panetteria e agrumati, accompagnati da una piacevole mineralità e pulizia generale.
Le caratteristiche di mineralità si sono evidenziate ancora di più nel Tholus 2022 sotto forma di una salinità che è praticamente un richiamo a qualche fetta di San Daniele. Nel Tholus si entra in una dimensione di delicatezza e corporatura leggera dove si esalta la finezza aromatica e floreale.

A distanza di una decina di giorni assaggio nella mia consueta situazione altri tre vini di Trezero, quelli che chiamo “i colorati” per i toni accesi che vanno dal dorato al rosa e al rosso rubino.

Biblis 2022 è un macerato di Soreli che all’olfatto offre sentori evoluti di miele millefiori e frutta essiccata. Al palato ha struttura e un ottimo equilibrio tra la caratteristica vena minerale e la morbidezza glicerica che lo rende vellutato e scioglievole. Acidità e calore alcolico al 13° di vol. ne completano una trama di assoluta piacevolezza.

La leggera chiusura tannica offre la possibilità di abbinamenti culinari diversi. Nel mio piccolo l’ho goduto con tentacoli di polpo saltati in padella con aglio, peperoncino, pomodorini, olive e capperi… Bel vino, entra in classifica dei Piwi macerati preferiti. Nella situazione della macerazione si hanno frequentemente vini molto “spessi” e talvolta difficili, nel Biblis la finezza aromatica d’origine si esprime a seguito del contatto con le bucce per 6 mesi in un vino complesso di solida corporatura, vivo ed elegante.

2023

Arsia 2022 è di un rosa salmonato lucente che se ti soffermi a guardarlo inizi a salivare. Anche al naso è uno stimolo all’assaggio, fragoline, melograno, spezie… sentori che nel retronasale si ampliano alla ciliegia e al pepe nero con ricordi di piccantezza. Ha abbastanza corporatura e una ormai consueta pulizia che mi sembra caratterizzare tutti i vini di Trezero.

Se da un lato risulta beverino ne riscontro anche una buona persistenza aromatica. Le uve sono un blend di Piwi a bacca rossa vinificate in bianco. È un rosato che vedrei bene per associazione cromatica a dei tagliolini al salmone, in realtà anche la sua leggera astringenza si assocerebbe bene alla grassezza del salmone. È un vino che continua a chiedere d’essere versato.

Ed ora l’Olympus 2022, tappa finale di questa degustazione. Il rosso di Trezero da uve di Merlot Khorus, varietà resiste figlia dell’internazionale e nobile Merlot. L’olfatto va in modo discreto ai piccoli frutti rossi di ciliegia e alle note d’erbe balsamiche e floreali di lavanda. Un Bouquet pulito che non concede nessuno spazio ad accenti estranei. All’assaggio è succoso e docile, appena sopra le gengive acidità e freschezza minerale mi ricordano il terroir con le sue caratteristiche.

È un Khorus delle Grave, di finezza aromatica e media corporatura, con una texture setosa ed un volume alcolico del 13%. È uno dei rari casi in cui farei fatica a dire in una degustazione alla cieca che è un PIWI. Non ci metterei vicino una fiorentina ma un bel tagliare di formaggi a pasta dura sì.

Il percorso d’assaggio dei vini di Trezero mi ha offerto la possibilità di capire quel determinato terroir e come i diversi vitigni e vinificazioni interagiscono. È un crescendo molto interessante, mi manca solo il tassello dell’assaggio del sesto vino prodotto da Trezero, il bianco Eos, ma ho ben chiaro quello che troverò e come si posizionerà. Il lavoro fatto è preciso e volto a creare un ventaglio di possibilità gustative che soddisfano praticamente ogni direzione. Il progetto Trezero è tra le realtà PIWI più interessanti che ho conosciuto. Se siete in zona Valvasone fate una sosta con visita e degustazione.

PS. I nomi dei vini sono un tributo ad alcune montagne di Marte