I PIWI in Italia
Gennaio 2025 – Aggiornamento sulla produzione da vitigni resistenti in Italia (Fonte vinievitiresistenti.it)
Il primo post del 2025 è dedicato a tutti i produttori che con coraggio hanno scelto la via di una viticoltura più sostenibile attraverso le varietà PIWI.
I dati esposti sono stati raccolti nel database di vinievitiresistenti nel quale, ormai da anni, vengono inseriti e aggiornati i produttori e i vini in commercio in Italia.
I dati sono certamente in difetto rispetto alla reale situazione, molti piccoli viticoltori sono estranei al mondo della comunicazione via web o social network ed hanno piccolissime produzioni vendute esclusivamente in ambito locale e quindi difficili da rilevare. Ciò detto, i dati sono comunque rappresentativi di quasi il 100% della produzione PIWI italiana.
Partiamo dal dato ufficiale del CREA che quantifica in circa lo 0,5% la viticoltura PIWI italiana, e che l’area vitata totale è di circa 720.000ha (Fonte OIV 2023). Ne deduciamo che sono circa 3600 gli ettari a PIWI. Per quanto il dato sia molto piccolo è quasi il doppio rispetto al 2022 che li attestava a 2000ha (Fonte Georgofili). La crescita è evidente e oserei dire inarrestabile …per la felicità di chi ancora non li vede di buon occhio.
A ben vedere, un’annata come quella appena passata, per la quale ho sentito di situazioni nelle quali sono arrivati a fare fino 30 trattamenti fitosanitari con varietà tradizionali, non può che essere uno stimolo per guardare con maggiore interesse l’alternativa Piwi. Ricordiamo sempre che sono varietà con diversi livelli di resistenza e non immuni, ma certamente richiedono il più basso intervento possibile rispetto alle varietà tradizionali.
Questa crescita dei PIWI è molto più naturale di tutte le parole pro e contro che si possono spendere, i viticoltori li sperimentano e nella maggior parte dei casi ne sono soddisfatti. Anche il mercato risponde bene, come riportato dalla ricerca svolta dall’Università di Padova. Il consumatore è sensibile alle tematiche sulla sostenibilità e più propenso a dare un valore maggiore a questi vini e ad acquistarli.
I dati raccolti da vinievitiresistenti sui produttori con vini in commercio, li attestano a 251. Un numero certamente inferiore alla realtà dei produttori che hanno realizzato vigneti con PIWI e che non li commercializzano. Il CREA stima in circa un migliaio i viticoltori PIWI in Italia.
La maggior diffusione si registra in Trentino Alto Adige e Veneto. È però il Veneto la regione con il più alto tasso di crescita, grazie anche alla capacità di fare network e di lavorare in sinergia. Segue la Lombardia, dove si aggiungono piccoli produttori che arrivano sul mercato con le loro prime annate. C’è poi il Friuli Venezia Giulia che malgrado possa competere con le sole varietà incrociate a Udine, riesce ad avere produttori ben strutturati e vini tra i più premiati. Per la precisione, alcune varietà di Friburgo sono autorizzate nelle aree montane del Friuli Venezia Giulia, in particolare in Carnia.
Nelle altre regioni, dove le autorizzazione sono state più recenti abbiamo pochissimi ma agguerriti produttori che già vengono riconosciuti nelle manifestazioni dedicate a questo settore.
La produzione vinicola italiana, certificata da vinievitiresistenti, è arrivata alla soglia di quasi 500 vini. Inizia ad essere un’offerta ampia che copre tutti i generi di vini. La massa critica la fanno ovviamente i bianchi, ma crescono tutte le tipologie. Interessante il consolidarsi della produzione di vini bianchi macerati (orange wine) che, per quanto non siano amati da tutti, riscuotono un discreto interesse (perlomeno accade nella mia piccola enoteca).
L’aspetto migliore di tutta la produzione è la crescita qualitativa su tutti i generi, anche a detta di chi ha partecipato alla Rassegna PIWI 2024 della Fondazione Mach come Commissario degustatore. Per la prima volta a prendere il punteggio più alto è stato un vino passito, il Dolce Paola di Da Pieri.
Produzione di vini PIWI per Regione
L’Alto Adige si conferma prediligere i PIWI a bacca bianca ma è il Veneto a produrre più vini bianchi ed anche rossi. La Lombardia nel suo piccolo si presenta con un buon numero di vini bianchi macerati. Gli spumanti sono prevalentemente prodotti in Veneto con il Metodo Martinotti e in Trentino con il Metodo Classico.
Tra i vini in commercio, le varietà più utilizzate sono ancora quelle di origine tedesca quali il Solaris, Bronner, Souvignier Gris e Johanniter. Si evidenzia poi una specifica diffusione del Soreli e degli incroci del Sauvignon blanc, anche al fuori del Friuli Venezia Giulia, ed in particolare in Abruzzo e Piemonte. Il Soreli è poi molto amato anche dai cugini d’Oltralpe.
Tra quelle a bacca nera, l’utilizzo del Cabernet è ancora prevalente ma il Merlot Khorus è ormai sulla buona via per scalzarne il primato. Sono arrivati i primi vini da incrocio di Pinot nero (Pinot Kors e Volturnis) e da incrocio di Teroldego (Termantis).
Il 2025 sarà senza dubbio un anno di novità e di ulteriore crescita per i PIWI. Si attendono le autorizzazioni per gli incroci della Glera e di altre varietà figlie delle nostre cultivar più famose. Seguiremo poi con attenzione i risultati della sperimentazione in campo dello Chardonnay resistente ottenuto da tecniche di miglioramento genetico (TEA).
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