Gaia dice no ai PIWI nelle DOP

Leggo con tristezza sul Gambero Rosso le parole dette sui PIWI da Angelo Gaia all’inaugurazione dell’anno dell’Accademia italiana della vite e del vino.

“…I vitigni resistenti è bene che siano piantati, ma non devono entrare nelle doc. Abbiamo lavorato per valorizzare le denominazioni con le loro diversità, tipicità e caratteristiche, con i resistenti che vengono prodotti ovunque, sarebbe una gravissima omologazione, un inquinamento delle doc».

Poche righe che risultano davvero anacronistiche rispetto alla realtà dei fatti e alle normative europee che nel 2021 hanno dato il via libera all’utilizzo nelle DOP dei PIWI. In Italia abbiamo ancora un codicillo da cancellare prima di poterli introdurre ma lasciamo perdere questa questione puramente tecnica.
Vorrei capire come i PIWI possano ‘inquinare’ (termine bruttissimo tra l’altro, se usato per indicare quelle varietà di vite che più di tutte le altre sono amiche della natura).

Si è sempre parlato di percentuali minime che potrebbero concorrere nelle DOP, così come ad esempio in Francia con un 5-10% a concorrere.
‘sarebbe una gravissima omologazione’, ma di cosa si parla esattamente?. Il Sig. Gaia ha mai provato ad assaggiare un Solaris dell’Alto Adige e uno della Valbelluna? o un Soreli Friulano e uno Abruzzese?. Evidentemente no perchè altrimenti saprebbe che questi PIWI esprimono il territorio come le varietà tradizionali, non c’è nessuna omologazione.

‘…che vengono prodotti ovunque’, che significa?. Sono viti con oltre il 95% di Vitis vinifera che si esprimono bene (e come le altre tradizionali) nelle zone vocate.

Ma poi, che problema avete con lo 0,5% della viticoltura italiana (quella PIWI), non rappresenta nessuna minaccia, semmai rappresenta un’alternativa (diversa) che mette in discussione un sistema produttivo non più sostenibile.

Altro aspetto che davvero cozza con le dichiarazioni è che andando a vedere la situazione in Piemonte, ci sono solo 4 varietà PIWI (autorizzate in gran silenzio tra l’altro) di cui 3 a bacca bianca, quindi è davvero improbabile che qualcuna di queste possa avvicinarsi alle DOP Piemontesi. La riflessione che suggerisco è però relativa alla possibilità di avere un Nebbiolo resistente (PIWI) che a mio avviso sarebbe un toccasana per quel territorio (ci stanno lavorando sia VCR che FEM). Sentendo Gaia direi che ne è all’oscuro o, ancora peggio, esclude a priori questa opzione.
La soluzione ipotizzata da Gaia al cambiamento climatico e alla pressione delle malattie fungine volge a ‘imparare a conviverci – dice Gaja – I patogeni, sempre più aggressivi, non li puoi far fuori tutti e allora diventa importante la capacità di adattamento (nel vigneto, in cantina, sul mercato), di introdurre nuove scelte e non pensare che quella sia la scelta definitiva’. …Come opzione c’è poi quella di ‘piazzare i vigneti in altitudine’.

La domanda sorge spontanea, perchè non avere piante ‘migliorate’ amiche dell’ambiente e della salute delle persone? e perchè non si lascia la possibilità di scegliere?
È davvero triste vedere come dichiarazioni di questo tipo sminuiscono il lavoro di decenni di tutte le persone che si sono occupate di dare vita ai PIWI, sminuiscono poi la scelta di centinaia di viticoltori che hanno scelto di praticare una viticoltura più green e sostenibile.
Comunque cari detrattori dei PIWI mettevi il cuore in pace, nessuno vi minaccia, continuate con serenità la vostra viticoltura. Intorno però il mondo evolve, si aggiungono nuovi produttori che scelgono PIWI che possono tranquillamente fare a meno delle DOP.

Meglio che non commento l’apertura ai ‘dealcolati’…

Potete leggere l’articolo che è stato Fonte di questo post sul sito del Gambero Rosso a questo link.